Vino e Sardegna è oggi un binomio abbinato alla qualità in tutto il mondo. Nella nostra splendida isola vi sono poi territori dove la grande vocazione vitivinicola porta i nostri prodotti a grandissimi livelli di eccellenza. Tra questi Ortueri, inserita tra la Barbagia e il Barigadu fra gli altopiani del Mandrolisai, grazie alle straordinarie caratteristiche del clima, dei terreni, alla storica tradizione enologica, entra nell'olimpo dei territori vitivinicoli sardi con i migliori elementi per la creazione di vini di straordinaria qualità
IL MANDROLISAI & ORTUERI.
I vitigni prevalenti sono il cannonau, il bovale sardo (Muristellu), il monica e il nasco. La natura dei terreni dona un'uva che esprime caratteristiche qualitativamente eccezionali.
Ogni vite è coltivata infatti nel rispetto dell'ambiente e produce solo pochi grappoli, molto ricchi di sapori e profumi, che donano al vino forza, armonia ed eleganza, trasmettendo ai sensi il calore del sole, gli aromi e i profumi di questo territorio.
ORTUERI: LE SUE ORIGINI.
Ortueri, terra di sughere e vigneti, è un piccolo borgo di origine medioevale situato nel cuore della Sardegna, appartenente alla sub-regione del Mandrolisai sul versante occidentale del Gennargentu. Le parole di Raimondo Bonu (1974) trasmettono ancora meglio l'immagine di questo luogo particolare «che accoglie un ampio bivio, nella estremità meridionale del paese con il nome di "Perda de Isteddu, pernio ideale intorno al
quale si irraggiano da nord a est e a sud-ovest numerose vallette e piccole alture, queste e quelle ricche di nomi che ricordano lingue morte e varie civiltà sviluppatesi in un arco di oltre venticinque secoli» In effetti Le testimonianze archeologiche del territorio ortuerese attestano che l'uomo ha abitato questi luoghi da tempi remoti risalenti all'ultima fase del Neolitico, periodo al quale appartengono le domus de janas e i dolmen rinvenuti, purtroppo non più fruibili dalla collettività dato l'intenso utilizzo del territorio che ha portato alla loro quasi completa distruzione.
D'altronde, così come avviene per il resto dell'isola, anche per la città di Ortueri, sono molto più numerose e significative le testimonianze archeologiche della successiva età nuragica, costituite da svariati esempi di nuraghi di tipo semplice - monotorre ( come Leonai, Su Linnari, Ghenna `e giuncu, etc.).
Quando nei primi anni del secolo XI le fonti storiche risorgono dall'assoluto silenzio e riprendono a "trattare di cose sarde", troviamo l'isola già divisa in quattro stati indipendenti chiamati giudicati: Cagliari, Arborea, Logudoro e Gallura.
La villa di Ortueri in età giudicale rientrava nella curatoria del Mandrolisai, appartenente al giudicato di Arborea e partecipò alle vicende svoltesi intorno a tale stato. In seguito alla caduta del giudicato, durante il periodo sabaudo dopo alterne vicende, entro a far parte della contea di San Martino, feudo dei Valentino fino al 1821, anno in cui il territorio fu incluso nella provincia di Oristano liberandosi così solo nel 1838 dalla dipendenza feudale. Infine, quando nel 1927 fu costituita l'attuale provincia di Nuoro, ne entrò a far parte.
La presenza di queste costruzioni attesta che il territorio ortuerese era abitato da comunità nuragiche che ne sfruttavano le potenzialità legate alla presenza di pascoli, foreste e terreni da coltivare.
Durante l'età romana questi stesse località si estesero con lo sviluppo di svariati micro-insediamenti tipici di questo periodo, detti i vici, composti da aggregati di modeste dimensioni, orbitanti attorno a ville rustiche di nuova costruzione, in cui risiedeva il conduttore del latifondo. Con la caduta dell'Impero romano, dopo un breve periodo di occupazione dei Vandali, la Sardegna passò ai Bizantini. Presumibilmente entro la fine del I millennio, come avvenne in altre parti dell'isola, i nuclei insediativi sparsi nel territorio scomparvero a favore di un unico centro: l'attuale abitato di Ortueri. La prima menzione della villa si trova nel Condaghe di Bonarcado (composto tra il 1120 e il 1246).
Testo tratti dalla Tesi di Laurea della Dott.ssa Lidia Puddu e della Dott.ssa Annalisa Pusceddu - per loro gentile concessione.
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